venerdì 4 ottobre 2013

TEATRO - "C’è qualche cosa in te”, di Enrico Montesano

(Recensione di Paolo Leone)

Clonatelo. Per favore, qualcuno cloni Enrico Montesano. E’ stato questo il pensiero più frequente assistendo al suo meraviglioso spettacolo che ha debuttato ieri sera al teatro Brancaccio di Roma, tornato al decoro che merita. Clonatelo, perché con il suo “C’è qualcosa in te” Enrico conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere forse l’ultimo depositario di una memoria storica della commedia musicale italiana. Con la naturalezza che da sempre lo contraddistingue, sul palco dà vita, insieme alla giovane Ylenia Oliviero, ad una gradevolissima storia che non scade mai nell’amarcord melenso ma che invece rende omaggio ai momenti più esaltanti del musical italiano, ricordando con maestrìa eccelsa personaggi come Delia Scala, Renato Rascel, Aldo Fabrizi, Carlo Dapporto e tanti altri e delizia il pubblico con le canzoni che hanno fatto la storia segnata da questi mostri sacri. Nando, il personaggio interpretato da Montesano, è il vecchio custode di un teatro, o meglio del magico sottopalco di un teatro in cui vengono conservati migliaia di costumi di scena che all’improvviso si trova a dover combattere contro uno sfratto che minaccia di trasformare quel luogo di memorie nell’ennesimo centro commerciale. Insieme ad Adelina, la ragazza piombata quasi per caso in quella sorta di tempio, combatterà la sua battaglia. Colpi di scena si susseguono a mano a mano che i due si conoscono meglio, fino alla sorpresa finale. Il tutto si svolge con ritmo incalzante e accompagnato dalla scenografia sontuosa di Gaetano Castelli e da venti bravissimi ballerini, guidati dalle coreografie spettacolari di Manolo Casalino sulle musiche arrangiate da Renato Serio. Uno spettacolo ricco di calore, che riempie gli occhi ma scalda il cuore grazie alla bravura immensa di Montesano che in ogni suo spettacolo non manca mai di offrire al pubblico degli aneddoti, delle “chicche” sconosciute ai più. Anche ieri, tra le righe del testo, ci ha sorpresi raccontando l’origine del nome d’arte di Renato Rascel e di Delia Scala, il vero filo d’Arianna di questa commedia. Un plauso particolare a Pamela De Santi, i suoi costumi sono meravigliosi. Si esce dal teatro consapevoli di aver avuto la fortuna di assistere alla performance dell’ultimo grande interprete del musical italiano. Caro Enrico, se..il tempo fosse un gambero..ne dovrebbe nascere un altro come te. Per favore, clonatelo.


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