Un monologo serrato, una lunga
mitragliata di battute comiche ma raffinate, mai banali, a volte demenziali.
Mario Zucca, volto noto in televisione nelle prime edizioni di Zelig, ma anche
doppiatore di Michey Rourke e autore di diversi monologhi teatrali, si è
esibito nel rinnovato Teatro Ambra alla Garbatella, il popolare rione romano.
Un’ora e più di racconti dissacranti sulle figure principali della sua e nostra
infanzia, da un padre assente e distratto, al parroco del quartiere, dalle
vacanze intelligenti ai nonni. Un talento il suo, resistente agli anni, che
meriterebbe un maggior seguito. Una capacità mnemonica che impressiona, un
ritmo talmente sostenuto che a volte si fa fatica a seguirlo e mentre metti a
fuoco la battuta precedente già ne ha lanciate altre due. Mario Zucca
meriterebbe un maggior seguito, cosa che purtroppo non è avvenuta ieri, in un
teatro meravigliosamente rinnovato, ma desolatamente vuoto. Bravo lui, grande
professionista, a recitare con verve davanti a soli 13 spettatori paganti. Ma
peccato anche per questo teatro, che presenta una stagione veramente interessante
e a prezzi davvero stracciati. La speranza è che sia stata una di quelle serate
particolari, in cui tutti gli elementi negativi si concentrano e che non sia
disinteresse verso chi, con fatica e impegno, porta la cultura anche nei
quartieri più popolari di questa, come di altre città italiane. Se servissero
solo i grandi nomi per far uscire la gente dalle case, per staccarli dalla
televisione, allora saremmo davvero messi male. Speriamo vivamente che i “semi
di zucca” seminati in questi giorni, possano far fiorire l’interesse verso il
teatro anche alla Garbatella.
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